Modello |
"Pensata la forma come
qualcosa che cresce e crescendo si costruisce, lo spazio è semplicemente la sua
zona vitale, il suo costituirsi in una dimensione". Ed è proprio questa
vitalità spaziale che misura nuovamente il rapporto di fruizione con l'uomo,
affinandone l'impatto dal punto di vista emozionale ed estetico. Il Museo
Guggenheim di New York, per la pittura e la scultura moderna, si trova al n.
1071 della Fifth Avenue. Ponendosi dal punto di vista urbanistico in termini
contraddittori rispetto alla consueta maglia a scacchiera dell'intorno
newyorkese, il museo già all'esterno presenta elementi di forte coinvolgimento
per il passante: le fioriere a livello della strada, i cui bordi offrono
l'occasione per sedersi, il grande aggetto curvo della fascia del primo piano
che, incombendo sul marciapiede, sottolinea un motivo d'invito, la loggia
sottostante al ponte di unione tra i due corpi di fabbrica del museo come
mediazione tra esterno ed interno.
All'interno lo spazio si libera
secondo un movimento di continuità ascensionale fornito dalla spirale di sei
piani di gallerie che si diramano a partire da una prima rampa il cui imbocco è
segnato da una vasca posta nell'ampio vano centrale del piano terra. I diametri
della spirale, crescenti verso l'alto, innestano il passaggio della luce ad
ogni livello e ne includono un senso di pacata luminosità. La sovrapposizione
degli aggetti corrispondenti alle espansioni delle rampe vista dal basso
culmina nella cupola trasparente a copertura del grande ambiente centrale.
"Alla cattedrale dell'arte, osserva Zevi, Wright oppone una passeggiata
nell'arte, una strada affine ad un super-garage, che prolunga quella della
città ravvolgendosi in una spirale aperta per ricongiungersi poi al contesto
urbano". Sicuramente uno degli impianti più originali che la storia della
museografia abbia mai conosciuto che per la prima volta poneva il problema del
rapporto di fruizione con l'opera d'arte, il museo come mezzo di complicità
emozionale, un'immagine che cattura e allo stesso tempo libera il visitatore di
fronte alle diverse sfaccettature che l'arte pone come visualizzazione intrinseca
della realtà.
Tale articolazione spaziale è
stata pensata per essere percorsa partendo dall'alto e man mano procedendo
verso il basso fino al ricongiungimento con lo spazio urbano dal quale si è
partiti. La continuità del percorso galleristico implica un'adesione più
intimamente naturale tra il fruitore e l'opera esposta, quasi una sospensione
simbolica di tale rapporto se messa in relazione col grande vuoto centrale, il
cui richiamo, durante lo svolgersi del percorso espositivo, è costante.
Il movimento continuo della
spirale appare interrotto ad ogni livello in prossimità della torre
dell'ascensore col ribaltamento della linea concava che segna lo sviluppo delle
rampe in una espansione convessa, motivo caratterizzante nella fase di sviluppo
ascensionale dello spazio che ne intensifica la fluidità del linguaggio,
attenuandone l'impatto fortemente avvolgente.
Affidandosi ad uno sviluppo
organico dell'edificio, Wrigth rinnega definitivamente lo schema usuale della
sovrapposizione passiva dei piani, i quali invece paiono scaturire l'uno
dall'altro seguendo, appunto, il movimento ascensionale della spirale. In
questo modo, non esiste una distinzione precisa tra le parti ma un crescendo di
situazioni, un escalation di spazi in stretto rapporto di continuità col
percorso di salita o discesa del visitatore. Ad ogni livello è possibile avere
differenti percezioni dello spazio intorno che aumenta o diminuisce secondo un
gioco di espansione o contrazione degli eventi. I vari settori di esposizione,
ai vari livelli, sono delimitati da elementi divisori portanti e ricevono luce
anche dall'esterno, grazie a una serie continua di asole vitree che avrebbero
dovuto costituire la fonte preminente d'illuminazione, introducendo all'interno
un interessante coefficiente di variabilità legata all'alternarsi del giorno e
della notte.
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